Chi siamo , cosa facciamo qui e dove andiamo , leggete qui per avere le risposte

In questi anni , uso e scopo del blog sono variati , al variare delle esigenze degli aderenti .
Inizialmente era una semplice bacheca dove postare i vari appuntamenti , poi con il contributo di alcuni , è andato via via arrichendosi di esperienze personali, racconti di viaggi e di improvvise sterzate date alle proprie passioni e alle proprie vite.
Crediamo che così sia diventato più interessante o comunque più partecipato. In ogni caso , per saperne di più sul blog e sul nome che ci siamo scelti, andate a leggervi il primo post del gennaio 2008. Ci potete arrivare comodamente dalla cronologia dei post, sulla colonna di destra.

Rimangono, anzi sono fondamentali, gli appuntamenti dei nostri incontri e le foto su picasa webalbum .

Se volete informazioni, o per brevi comunicazioni, usate il modulo di contatto.
Se invece volete inviare un racconto o un post,oppure una serie di immagini, usate il solito indirizzo che quasi tutti gli aderenti conoscono, vale a dire motosupposta@tiscali.it .

Anche l'aspetto grafico è cambiato , seguendo le esigenze visive di chi scrive . La nuova versione è decisamente più facile da leggere senza occhiali e , ma è una scusa , più semplice da usare con tablet e cellulari.

L'esortazione è sempre la solita : " Dateci dentro "...nel senso di non esitare a scrivere delle vostre esperienze e delle vostre passioni motociclistiche ( ma anche di quelle collaterali ).

Scrivete delle ferie in moto di questo e del secolo passato, di un fine settimana a due ruote o di quello che avreste voluto e non è stato. Scrivete di quanto sia unica la sensazione che questo mezzo arcaico ci regala ad ogni uscita, e di quanto " trasporto " abbiamo per tutto questo.



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sabato 2 luglio 2011

In treno, con tuta, casco, stivali e borsa da serbatoio - Cronaca di una ( dis ) avventura



Eccomi qua , con la faccia triste e sconsolata, su un treno Regionale partito dalla stazione di Trento, direzione Verona, alle 12.33 di Sabato 2 Luglio 2011.

Progettando una giornata da Lupo Solitario ( Passo Manghen e zone limitrofe ) , stamattina mi sono inserito nella sempre più stretta tutina in pelle da mototurista - Ducatista tedesco, ho agganciato la borsa al serbatoio con all'interno il minimo necessario per la sopravvivenza alle nostre latitudini e salendo la rampa del garage mi son detto " Ma va ! .. Che bella giornata ! ".

La temperatura è quella giusta, la tutina è nera e pesante e nelle giornate africane la sconsiglio vivamente, il traffico è rado e trovo anche qualche motociclista più lento di me ( ed è tutto dire ) che sorpasso in scioltezza. Dallo scarico esce un suono da vera moto e son proprio contento. Punto in direzione Nord, schivo una ciclista ondivaga che non mi sente arrivare e mentalmente mi appunto la necessità di cambiare i due terminali e, forse, montare una sirena. 

Trovo un pò di traffico a Rovereto, ma è previsto, a metà sabato mattina succede.
A Calliano, per un attimo penso di cambiare destinazione, ma l'orda di motociclisti di tutte le nazionalità e di tutti gli stili - chi con le frange, chi con le protezioni in titanio, qualcuno con il casco da enduro ed uno con orsacchiotto sul bauletto posteriore- che letteralmente si butta sulla strada per Folgaria, non mi entusiasma. Persevero nel mio pensiero da solitario ed indirizzo il cupolino verso Trento.

Sulla tangenziale di Trento all'altezza del ponte ad una corsia di Ravina, arrivo a ridosso di un paio di Giessisti, il mio braccio destro è pieno di formiche ed un pensiero mi lampeggia in testa : " Se prendevo il GS non dovevo mulinare il braccio come fosse uno spadone medioevale...e avrei anche meno aria."

Non passa nemmeno un secondo e la vendetta terribile del mezzo sentitosi offeso , si compie. Mentre sto superando il dosso del ponte, dando anche una acceleratina per emulare quelli del TT, un rumore di ferraglia ( ? ) , di ingranaggi macinati, un lamento meccanico che NON può venire dalla mia moto, mi risuona nel casco.

Scendo dal cavalcavia, il motore è spento ma le spie son tutte accese e quella peggiore di tutte, gialla con il disegno del motore, lampeggia con una frequenza stroboscopica. Mi accorgo che ho cannato l'entrata del benzinaio ai piedi del ponte, ma subito dopo c'è una specie di parcheggino condominiale.
Accosto confuso, snocciolando litanie.

Mi aspetto olio ovunque, sfracelli meccanici ed invece a parte il fatto che la moto e' spenta , niente fa supporre il guasto. Mi viene da pensare che se fosse un defunto, sarebbe un bel cadavere.
Non sono un seguace delle religioni orientali, ma penso che un mantra mentre tento di riaccendere il motore potrebbe aiutarmi.


Niente, nada de nada , zero assoluto. Il motorino d'avviamento è costantemente attaccato e non riesco a zittirlo se non spegnendo la moto. Ottimo. Mi arrendo quasi subito, non penso che sia una cosa da poter risolvere per strada.

Mi attacco al cellulare ( evviva le onde radio ) e dopo una attesa nemmeno troppo lunga risponde la Europe Assistance. Dopo nemmeno 45 minuti dal guasto arriva il carro attrezzi.
Il meccanico è simpatico e mi chiede subito : " E' una ottocento ? " Alla mia risposta mi dice che ne ha avuta una anche lui, nera con banda arancio.  " Ottima moto" sentenzia.
Sono sul cassone del carro attrezzi con la moto in panne, sto tirando il freno anteriore per bloccare il monster , mentre il cassone stesso si muove per tornare in posizione orizzontale. L'affermazione " ottima moto " in questo frangente mi pare un pò esagerata. 

Ma il ragazzo è molto gentile e anzichè accompagnarmi al deposito, si offre di lasciarmi vicino alla stazione ferroviaria.
Guardo l'ora, quasi mezzogiorno. Ho una collega a Trento, la chiamo al cellulare per sapere se posso passare da lei. Non è a casa, è a Bolzano. Deciso a dribblare la sfiga acconsento al passaggio in stazione. A trecento metri dalla meta scendo dal camion. Non guardo nemmeno di sfuggita la moto ( pagherò anche questa credo ) e dopo uno scambio di carte e di numeri di cellulare con il meccanico, prendo tutti i miei averi e me li carico sulle spalle, la borsa da serbatoio diventa zainetto e vado. 

Sono le 12.21 quando entro nella stazione di Trento.
Guardo il tabellone delle partenze: Regionale per Verona alle 12.33. Dodici minuti.
Biglietto o salto sul treno stile assalto alla diligenza, pagando poi la multa ? Ci provo, mi avvicino alla biglietteria, ma la coda è scoraggiante e i personaggi che la formano, quasi tutti turisti con Birkenstock d'ordinanza, non promettono di essere dei fulmini di guerra. Mi giro sconsolato, un cassonetto giallo come quello per la raccolta di abiti usati ma con scritto sopra " Biglietteria automatica " attira la mia attenzione.

Vado spedito, non c'è nessuno. Ma un motivo c'è : è fuori servizio. Benissimo. Sto per estrarre la Colt e fare l'assalto alla diligenza di cui sopra, quando vedo un cassonetto gemello. Dentro di me penso che o non funziona nemmeno quello, oppure è proprio della Caritas.
Funziona, ed il software che governa la macchina è pure comprensibile. Mi riesce tutto al primo tentativo e in cambio di meno di sei miseri eurini la macchina mi sputazza il biglietto destinazione casa, doccia e pasto.

Compatibilmente con l'agilità conferitami dalla tutina in pelle ( in due pezzi, per fortuna ) e gli stivali da passo dell'oca mi precipito al binario 2 , mentre arranco sulle scale sento un fischio di treno. Arriva o parte? Arriva per fortuna.
Salgo, felice come una Pasqua, il treno modello pendolari essendo sabato è quasi vuoto. L'aria condizionata funziona, posti a sedere a bizzeffe e quasi nessuno mi guarda male perchè sono vestito da marziano ( il controllore , lui si , un pochino ). Mentre appoggio le masserizie ecco che perdo l'equilibrio, ho un malore ? No, è il treno che sta partendo.

Mi rilasso, tutto a posto , il treno è anche un regionale, posso fermarmi prima di Verona.
Cerco il numero di mia moglie sul cellulare e la chiamo. Avevo già provato mentre aspettavo il soccorso stradale, ma avevo esaurito rapidamente le esclamazioni tipo " perbacco " o " perdindirindina " perchè non rispondeva. Avevo anche pensato, maligno come pochi : " Ma avrà bisogno lei, prima o poi, e alllora...." Cattiveria, come vedrete, male indirizzata.
Mi risponde, subito, dicendo seccata : " Cosa c'è ? Cosa vuoi?  Sono rimasta a piedi con la Panda."

Bene, in questi momenti capisco la comunanza, la complicità delle coppie navigate.
Quella vicinanza nella sfiga più sfigata che permette di superare qualsiasi ostacolo la vita vi ponga innanzi.
Comunque anche il rosario e' andato e consumato.
Riacquistata la calma e la padronanza tipica del pilota, mi informo come un gentiluomo inglese se sia tutto a posto e se posso fare qualcosa, perchè altrimenti, ecco, sarei io ad avere un problemino.
Fortunatamente, il suo meccanico di fiducia ( che non sapevo avesse, e che mi incuriosisce un pochino ) l'ha tirata fuori dai guai in pochissimo, arrivando sul posto con una batteria nuova.
" Guarda, e' stato proprio carinissimo..." Non lo metto in dubbio e sperando che le carinerie finiscano con il montaggio della batteria ( e null'altro ) spiego quanto successo e chiedo di essere ripescato alla stazione più vicina a casa.
Acconsente, mi pare non proprio di buona voglia, ma alla fine, quando scendo dal treno sbattendo il mio casco Xlite sulla porta della carrozza, la intravedo fuori dalla stazione.
Lei e.... perbacco, c'è anche la Panda.

Fine dell'avventura.
Se devo tirare delle conclusioni, o una morale, la prima che mi viene in mente è che poteva andarmi peggio. Alla faccia di Salvatore, il mio capo, che mi dice che vedo sempre tutto nero e che dovrei essere più ottimista. Rispondo sempre che non sono pessimista, sono realista.
Ed anche questa volta credo, veramente, di avere una chiara visione di come avrebbero potuto andare
le cose.

In fondo, alle 14 ero a casa, non mi sono sporcato di grasso e morchia smontando pezzi di moto per strada ( stile Beppe Kawa in mutande, vedi il post " Una vita in moto e mi prendo ancora in giro " ) e mi si poteva inchiodare la moto mentre ero bello bello in curva.
Se devo dire, anche il viaggetto in treno, nonostante la comprensibile espressione della foto d'apertura, non mi è spiaciuto.Quasi un viaggio in una dimensione dimenticata.

Alcune cose non sono ancora risolte, però.
Per esempio non so di preciso dove è la moto ( in qualche punto di Lavis,mi pare ), nè quale sia il guasto e tantomeno come risolvere la faccenda del suo recupero una volta riparata. Se ne riparla lunedi.
Irrisolta è anche l'offesa che ho fatto alla moto, non avendo avuto il coraggio di guardarla legata sul mezzo di soccorso. Tutte situazioni che con tempo, pazienza e comprensione, credo riuscirò a ricomporre.

Il problema maggiore, a mio avviso, difficile da affrontare, è sta' storia del meccanico della Panda.

A presto..in moto ( dopo un bel tagliando ).





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