Quest’anno, differentemente dal 2009 decidiamo di utilizzare un sidecar, e dopo lunghe ricerche e riflessioni scegliamo la russa Ural 750 Sportman. Valutiamo accuratamente equipaggiamento e materiali, cercando di prevenire eventuali sgraditi imprevisti. Tali attenzioni corrispondono all’80% del successo. Il resto è fortuna. Finalmente alle 06.00 del 28 Gennaio suona la sveglia. La moto è già carica dei necessari bagagli, il pieno di benzina fatto, pressione gomme ok. Potente colazione, dentifricio e spazzolino, poi arriva il grande momento di eccitazione: aria ai carburatori e “bottone”! La moto parte senza esitazioni offrendoci un saluto di buon auspicio.
Chi siamo , cosa facciamo qui e dove andiamo , leggete qui per avere le risposte
In questi anni , uso e scopo del blog sono variati , al variare delle esigenze degli aderenti .
Inizialmente era una semplice bacheca dove postare i vari appuntamenti , poi con il contributo di alcuni , è andato via via arrichendosi di esperienze personali, racconti di viaggi e di improvvise sterzate date alle proprie passioni e alle proprie vite.
Crediamo che così sia diventato più interessante o comunque più partecipato. In ogni caso , per saperne di più sul blog e sul nome che ci siamo scelti, andate a leggervi il primo post del gennaio 2008. Ci potete arrivare comodamente dalla cronologia dei post, sulla colonna di destra.
Rimangono, anzi sono fondamentali, gli appuntamenti dei nostri incontri e le foto su picasa webalbum .
Se volete informazioni, o per brevi comunicazioni, usate il modulo di contatto.
Se invece volete inviare un racconto o un post,oppure una serie di immagini, usate il solito indirizzo che quasi tutti gli aderenti conoscono, vale a dire motosupposta@tiscali.it .
Inizialmente era una semplice bacheca dove postare i vari appuntamenti , poi con il contributo di alcuni , è andato via via arrichendosi di esperienze personali, racconti di viaggi e di improvvise sterzate date alle proprie passioni e alle proprie vite.
Crediamo che così sia diventato più interessante o comunque più partecipato. In ogni caso , per saperne di più sul blog e sul nome che ci siamo scelti, andate a leggervi il primo post del gennaio 2008. Ci potete arrivare comodamente dalla cronologia dei post, sulla colonna di destra.
Rimangono, anzi sono fondamentali, gli appuntamenti dei nostri incontri e le foto su picasa webalbum .
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Anche l'aspetto grafico è cambiato , seguendo le esigenze visive di chi scrive . La nuova versione è decisamente più facile da leggere senza occhiali e , ma è una scusa , più semplice da usare con tablet e cellulari.
L'esortazione è sempre la solita : " Dateci dentro "...nel senso di non esitare a scrivere delle vostre esperienze e delle vostre passioni motociclistiche ( ma anche di quelle collaterali ).
Scrivete delle ferie in moto di questo e del secolo passato, di un fine settimana a due ruote o di quello che avreste voluto e non è stato. Scrivete di quanto sia unica la sensazione che questo mezzo arcaico ci regala ad ogni uscita, e di quanto " trasporto " abbiamo per tutto questo.
Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità, pertanto non può considerarsi un prodotto editoriale aisensi della legge n 62 del 7/3/2001.
Prego, qualora si vogliano pubblicare parti di questo blog ( foto,testi o altro ) di citare la fonte . In caso contrario la pubblicazione non deve considerarsi autorizzata.
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lunedì 15 febbraio 2010
ELEFANTENTREFFEN : Il racconto di Giuseppe
Per noi si tratta della seconda volta consecutiva,il richiamo è molto forte nonostante la consapevolezza delle difficoltà incontrabili.
Quest’anno, differentemente dal 2009 decidiamo di utilizzare un sidecar, e dopo lunghe ricerche e riflessioni scegliamo la russa Ural 750 Sportman. Valutiamo accuratamente equipaggiamento e materiali, cercando di prevenire eventuali sgraditi imprevisti. Tali attenzioni corrispondono all’80% del successo. Il resto è fortuna. Finalmente alle 06.00 del 28 Gennaio suona la sveglia. La moto è già carica dei necessari bagagli, il pieno di benzina fatto, pressione gomme ok. Potente colazione, dentifricio e spazzolino, poi arriva il grande momento di eccitazione: aria ai carburatori e “bottone”! La moto parte senza esitazioni offrendoci un saluto di buon auspicio.
Quest’anno, differentemente dal 2009 decidiamo di utilizzare un sidecar, e dopo lunghe ricerche e riflessioni scegliamo la russa Ural 750 Sportman. Valutiamo accuratamente equipaggiamento e materiali, cercando di prevenire eventuali sgraditi imprevisti. Tali attenzioni corrispondono all’80% del successo. Il resto è fortuna. Finalmente alle 06.00 del 28 Gennaio suona la sveglia. La moto è già carica dei necessari bagagli, il pieno di benzina fatto, pressione gomme ok. Potente colazione, dentifricio e spazzolino, poi arriva il grande momento di eccitazione: aria ai carburatori e “bottone”! La moto parte senza esitazioni offrendoci un saluto di buon auspicio.
Varcato il cancello veniamo investiti dall’aria pungente, ma grazie all’abbigliamento tecnico il freddo non sembra insopportabile. La mia passeggera mi lancia un’occhiata di ottimismo: tutto bene. Entriamo in autostrada col Telepass per ridurre i disagi dell ‘ingresso e del pagamento ai caselli, dirigendoci verso il Brennero e sostando solo per i rifornimenti. La discesa in Austria si fa problematica a causa dei mezzi spartineve, i quali rallentano la marcia compromettendo la visibilità a causa della poltiglia di sale e neve da loro provocata, irrorando l’asfalto e noi. In breve sono scandalosamente lurido e ricoperto di una crosta biancastra. La visibilità peggiora perché sta nevicando e la neve si appiccica alla visiera, obbligandomi a frequentissime manovre di rimozione, con la conseguenza di ritrovarmi il guanto sinistro ben inzuppato. Questa lotta si fa sempre più dura col procedere del viaggio, veniamo incoraggiati spesso con saluti e sorrisi da chi occupa altri veicoli. Precedentemente, lungo la valle dell’Adige anche un treno ci da conforto con un fischio prolungato. Intanto la moto trotta che è un piacere, la passeggera riesce ancora a sorridere nonostante la situazione indubbiamente estrema. Entriamo in Monaco nel pomeriggio,tra lo sbigottimento dei passanti e in breve raggiungiamo l’albergo. Troviamo una città assai diversa da come la ricordavamo solo pochi anni fa: oggi caotica, con un traffico nervoso e congestionato all’inverosimile, mucchi di neve sparsi dappertutto con pozze d’acqua raccolta negli avvallamenti stradali, odori pungenti e davvero pestilenziali di cucina non europea. A piedi raggiungiamo la Hofbrauhaus dove finalmente ritroviamo un’atmosfera autenticamente bavarese, concedendoci una meritata supercena a base di verdure, enormi stinchi al forno e birra scura.
Venerdì mattino si riparte sotto una copiosa nevicata, mancano 200 km alla meta. Il problema maggiore rimane la visibilità, provo ad alzare la visiera ma i fiocchi di neve mi percuotono il viso obbligandomi a richiuderla. Usciti dall’autostrada , avvicinandoci a Solla, troviamo sempre più neve sull’asfalto . Un enorme,lunghissimo tir in serie difficoltà è fermo al bordo della strada , il tracciato collinare così innevato rende difficile muoversi anche ai residenti. Superiamo microscopici paesini rurali formati da poche case, in un’atmosfera da fiaba, con i tetti spioventi e tanta neve sopra. Il freddo non è così intenso come al Brennero. Andiamo avanti assistendo a svariate scene di panico di motociclisti a due ruote: chi è finito a terra con poche conseguenze, chi invece ha battuto il motore aprendolo come una cozza bollita lasciando un lago d’olio, altri fermi in mezzo alla strada presi dallo sconforto e con gli occhi sbarrati… . Affrontiamo una ripida salita con la” trazione” sulla terza ruota inserita: l’asfalto è ormai una supposizione. Davanti a noi un’auto rallenta fino a fermarsi per far passare un gigantesco spartineve in discesa sul lato opposto. L’inesperienza in fatto di sidecar mi fa commettere lo sbaglio di azionare il freno anteriore. La moto scivola all’indietro intraversandosi. Spunta dal nulla un tedesco , dicendo qualcosa che non capisco. Senza altri convenevoli afferra la maniglia del parafango e con un erculeo strattone raddrizza la moto, non lasciandoci il tempo di scendere. Passa dietro e inizia a spingere, la moto riparte facendo buona presa. Mi volto per ringraziare ma il tizio è già scomparso… Siamo ormai in procinto di arrivare, mentre la neve a terra si è trasformata in una poltiglia saponosa nella quale affondiamo procedendo con maggiore cautela. Altre scene di panico ci accompagnano fino all’ingresso, costretti a qualche zig zag tra la gente in panne o semplicemente indecisa sul da farsi.
Viene la sera ma il campo è sempre più in fermento, iniziano mortaretti e fuochi d’artificio. Cori demenziali si odono da una parte all’altra della valle, ripetuti per ore: Heeelgaaa, Elviiiiraaaa, Franziiiskuuus… Anche noi ci mettiamo al fornello (gas propano mi raccomando, gli altri gas gelano) per preparare una zuppa di verdure miste, mentre si sentono le prime sirene che con demenziale musicalità ci accompagneranno per quasi tutta la notte. Passato un po’ di tempo con gli amici ci corichiamo. Il candore del terreno e la visibilità lattiginosa della giornata ci ha giocato un brutto scherzo: la tenda non è in piano… entriamo nel sacco a pelo e … plunf! Ci ritroviamo in fondo praticamente in ginocchio… passeremo lunghe ore a lottare invano contro la forza di gravità. Alle quattro non ne posso più ed esco per “esigenze idriche”. Tornato dal boschetto, nel fresco della notte non ho più sonno. Scopro così l’insospettabile umanità notturna dell’elefantentreffen. Sento un saluto: Morgen! E’ un tizio allampanato, il quale munito di treppiede scatta foto nel pieno della notte. Altri suonano brevi brani di musica classica utilizzando strumenti a fiato. L’eco dei motori sempre in movimento pone alcune domande: ma dove vanno a quest’ora? E per far cosa, possibile non si plachino mai? Misteri del motociclismo invernale. Albeggia. Da una tenda spunta fuori un tipo con una chitarra, attaccando agitatissimo (per il freddo o per il ritmo?) un blues cantilenando come Bob Dylan. Capisco solo “elefantentreffen” . Va avanti per più di mezz’ora . La situazione mi fa ridere. Si unisce nell’allegria il fotografo “morgen”. Non ci capiamo ma il demente che canta e suona funge da umoristico collante “tra i popoli”. Rientro per la colazione mentre gli amici cominciano a spuntar fuori. Nevicherà per tutta la mattina del sabato smettendo solo nel pomeriggio. Tende e moto sono semisepolte. Continuiamo a visitare gli accampamenti in cerca di altre curiosità, scendendo a piedi in fondo alla buca dove sono sistemati gli stands di alcuni commercianti. Tra souvenirs raccapriccianti e abbigliamento mortaccino (in romanesco vuol dire “di pessimo gusto “), troviamo dei boccali ricavati in corna di bue. Ne prendiamo uno, stanchi di rovesciare sulla neve i bicchieri. Nel pomeriggio assistiamo ad un rito di ingresso in un gruppo biker. L’iniziato è ignudo,con indosso solo un gilet e stivaletti, il pisello infilato in una calza. La missione affidatagli è quella di girare per tutto il campo su una moto da cross , tra i gridolini e le risate delle donne e le pacche che brutali omaccioni gli assestano sui glutei, sparando neve all’impazzata e tentando di domare la moto nel pantano grigiastro. Si dirige in fondo alla buca percorrendo alcuni otto, concentratissimo nella guida. Tornando in su la moto si spegne. Arriva l’amico , ma la moto non vuol più partire. Non resta che tornare alla tenda a piedi, trattenendo la calza con due dita nell’indifferenza generale, probabilmente perché in questa realtà,senza moto niente è degno di attenzione .In breve sistemiamo la tenda per posizionarla in piano, cosa che ci assicurerà una nottata eccellente. La serata trascorre come la precedente: sirene spiegate, botti,fuochi, cori e motori…
Domenica mattina ci svegliamo alle 6 , smontiamo l’accampamento e sistemiamo i bagagli. Non nevica più, così facciamo tappa unica verso casa. Il viaggio di ritorno trascorre con meno problemi e in uno stato di “febbre da guida” arriviamo alle 18.50, dispiaciuti per la fine dell’avventura.
Ora Caterina e Giuseppe ( che con la sua tuta nera,la moto nera, come una freccia nera si aggira nel blu scuro della sera) vi salutano affettuosamente in attesa del prossimo giro.
LA MOTO : URAL SPORTMAN 750
Sulle prime si resta imbarazzati a causa delle prestazioni, effettivamente molto diverse da quelle delle moto a cui siamo abituati da tanti anni. Bisogna però comprendere che si tratta di un veicolo sostanzialmente militare,punto di fusione tra un’enduro e un mezzo agricolo. Esteticamente ricorda, senza raggiungerne l’ineguagliabile bellezza, la BMW R69 S con una aggiunta fuoristradistica. IL meglio si ottiene tra i 70 e i 90 km/ora, velocità maggiori sono possibili fino a 110 km/ ora circa, il buon senso suggerisce però di non insistere a lungo. L’altro limite riguarda l’autonomia, ridotta a causa del notevole ingombro laterale provocato dal carrozzino. La dotazione prevede un robusto portapacchi ,oltre il bagagliaio dietro il sedile, pompa a stantuffo, ruota di scorta,cottina invernale per il passeggero e molti attrezzi. Sono previsti svariati accessori per eventuali personalizzazioni, noi abbiamo scelto un faro aggiuntivo montato sul carrozzino. La guida è molto “maschia” , impegnativa per pettorali e tricipiti e richiede un certo apprendistato. Importante regolare campanatura (L’inclinazione della moto ) e convergenza in base alle proprie preferenze di guida. Sul dritto bisogna tirare con la mano sinistra e spingere con La destra. Lo sforzo, contenuto a bassa velocità (fino a 70/80) aumenta con l’aumentare dell’andatura. In curva: l’asimmetria del mezzo rende diversa la dinamica a seconda del lato. Se le curve ad ampio raggio non richiedono attenzioni straordinarie, diverso è il discorso percorrendo curve a raggio ridotto o tendenti a zero come nei tornanti . A sinistra, la moto si appoggia sulla terza ruota curvando con la precisione di un compasso, ma il manubrio si indurisce sempre più costringendo ad un’impugnatura molto decisa. A destra il manubrio è più tenero ma il rischio di sollevamento del carrozzino è altissimo. In questo caso bisogna controsterzare, evitando però la collisione con la corriera che procede in senso contrario o con un platano. La presenza di un passeggero migliora la dinamica. Se poi tutti e due si impara a spostarsi verso destra tenendo il motore in tiro leggero, si va ancor meglio. In ogni caso rallentare riduce i rischi. Una volta capito, questo sidecar si fa ben volere perché usarlo è fantastico, con la sua guida particolare, la retromarcia meccanica e la trazione inseribile su terreno pesante, quando necessario . E il suo fascino generale. Le sue caratteristiche ne fanno il mezzo ideale e sicuro per raduni estremi come l’elefantentreffen, facendo davvero la differenza tra l’arrivare e il tornare oppure no rispetto le altre moto. Noi ci siamo avvicinati con una certa diffidenza ma poi ce ne siamo innamorati davvero:pur disponendo di altre moto, comode e performanti, alla fine tiriamo fuori sempre l’Ural. Provare per credere.
PREPARARE E ORGANIZZARE IL VIAGGIO
Beppe ci manda il resoconto della sua impresa.
Le immagini sono del Raduno 2009 e 2010.
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